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Alessandra Carucci
Ad aiutare Bruno c’è Lorenzo, sempre pronto ad intervenire nelle varie mansioni dell’attività familiare.
Nulla si distrugge, ma tutto si trasforma: la società del riutilizzo.
L’acqua è un bene primario. Da questa dipende la sopravvivenza dell’uomo e di tutte le specie che abitano il pianeta. Non è un caso che in antichità le prime civiltà siano sorte in prossimità di laghi e fiumi o ancora in zone costiere che garantissero l’accesso alla risorsa idrica e a tutti i beni connessi. Dallo sfruttamento delle acque dolci e salate dipendono, infatti, anche le sorti economiche dell’uomo che tuttora sfrutta le potenzialità ittiche a fini commerciali. Ma gli usi che derivano da questa risorsa coinvolgono i settori primari come l’agricoltura e l’allevamento, nonché i processi di trasformazione industriale di molti prodotti: la realizzazione dei vestiti, gli oggetti di arredamento delle abitazioni, degli uffici e così via.
Oltre a questo l’acqua risulta essere un elemento fondamentale nella cura quotidiana, nella pulizia personale e degli ambienti, nell’idratazione dell’organismo. Senza non potremmo sopravvivere.
L’acqua è un bene essenziale. L’importanza che suscita richiama il potere che esercita. La geopolitica è influenzata dalla sua presenza o assenza. Gli interessi economici e politici ne decretano la distribuzione, la disponibilità da parte delle popolazioni.
L’importanza dei sistemi di depurazione delle acque.
Le società evolute sono dotate di complessi sistemi di depurazione delle acque. Le grandi città ne dispongono per filtrare le cosiddette acque reflue, acque che provengono dagli usi cittadini e che prima di essere immesse nell’ambiente necessitano di una purificazione. Sono le acque delle fogne e quelle conseguenti dalla lavorazione industriale. La loro depurazione permette la rimozione dei contaminanti presenti e quindi l’eliminazione di possibili inquinanti organici e inorganici da cui l’acqua è stata contaminata.
I sistemi di depurazione delle acque preservano e salvaguardano l’ambiente dall’inquinamento; al contempo, soprattutto nel ramo agricolo, in certi casi soddisfano la richiesta legata al riutilizzo di quelle risorse una volta depurate, soprattutto in contesti siccitosi, dove le risorse idriche sono limitate.

Sì al riciclo, no all’usa e getta.
Riciclare il più possibile e con il massimo dell’efficienza è una necessità, nelle zone aride del pianeta e in quelle economicamente svantaggiate ancor di più.
Come racconta il vissuto di Bruno e Lorenzo, costretti in una realtà rurale dove ogni millimetro d’acqua risulta prezioso per la sopravvivenza personale e per la vita dell’attività aziendale. La loro è una società del riutilizzo, dove scienza e tecnica sono impegnate nella messa a punto di sistemi di depurazione all’avanguardia, ecocompatibili ed economicamente sostenibili, anche per comunità svantaggiate come la loro.
Fuor di metafora, al di là della fiction, la sfida maggiore riguarda ancora una volta l’educazione, la sensibilizzazione ai temi ambientali, la salvaguardia dell’ambiente che ospita l’uomo, l’uso consapevole e intelligente delle risorse presenti che non sono infinite. La politica deve essere così interpellata dalla scienza per contribuire, insieme, nella cornice di uno sforzo congiunto, alla costruzione di una società abituata al risparmio, ai danni di pratiche poco virtuose, dell’usa e getta, dello spreco e dello sperpero.

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Maria Chiara Di Guardo – Prorettore all’innovazione e al territorio, Micaela Morelli - Prorettore alla ricerca e Roberta Vanni – Direttore del CESAR raccontano le dinamiche che hanno condotto alla realizzazione di un progetto crossmediale sulla terza missione dell’Università degli Studi di Cagliari.
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