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GIAMPAOLO SALICE

Storia digitale: un nuovo modo di raccontare e condividere il passato

L’avvento della comunicazione digitale nell’ambito della pratica storica ha aperto alla considerazione di possibilità di studio, ricerca e divulgazione inedite.

I metodi informatici rappresentano un orizzonte innovativo per trasmettere e conservare il sapere di una comunità. Non a caso, il nuovo connubio, fra digitale e discipline storiche, ha permesso di estendere i confini della comunicazione, inaugurando un dialogo prezioso fra comunità scientifica e non esperti.

La scienza storica, attraverso le tecnologie digitali, quindi arriva alla società, ai vari pubblici, ciascuno con proprie specificità. Fra questi studenti, comunità locali e in definitiva cittadini attivi e partecipi all’interno del dibattito storico. Gli archivi, liberi da vincoli fisici e geografici, diventano edifici virtuali, senza barriere, dove la storia in formato digitale viene raccontata e condivisa, anche attraverso l’utilizzo di strumenti multimediali.  

Ne abbiamo parlato con Giampaolo Salice, docente dell’Università degli Studi di Cagliari.

 

Discipline storiche e comunicazione digitale

Cataloghi e documenti online, ma inoltre archivi digitalizzati, testi disponibili per la consultazione online e ancora nuovi strumenti di insegnamento a distanza e canali di discussione via web: sono queste alcune delle tante possibilità che stanno delineando un nuovo modo di intendere la fruizione del sapere storico.

La rete, come strumento privilegiato di accesso, condivisione e gestione del patrimonio storico, ha introdotto nuove sfide e opportunità per gli umanisti, che con la collaborazione dei tecnici, svolgono un ruolo cruciale nella definizione delle caratteristiche di un nuovo tipo di conoscenza, specifica del mondo digitale. Direttamente coinvolti nell’ideazione e progettazione di nuovi strumenti conoscitivi, gli storici sono in grado di gettare un ponte fra passato e presente, attraverso la creazione di approcci transmediali.

Graphic design narrazioni audiovisive, data visualization, video, animazioni, videogiochi, fiction, tutti i linguaggi digitali possono rientrare quindi a pieno titolo nei progetti di narrazione storica.

 

Gli archivi storici digitali

Le tecnologie attuali consentono ad un vasto pubblico di non esperti la fruizione di un materiale prezioso ma spesso poco conosciuto, a cui si lega il  pregiudizio degli archivi come luoghi della memoria polverosi e inaccessibili ai più.

Al contrario i processi di digitalizzazione rafforzano un’idea di condivisione del patrimonio archivistico, con tutti i valori e contenuti che quelle informazioni detengono. Ma in particolare favoriscono la creazione di nuove reti, spezzando l’isolamento, soprattutto geografico, a cui molti testi, fonti e contenuti storici sono stati condannati per lungo tempo.

In questo senso le nuove tecnologie promuovono la creazione di una cultura digitale, a tutela del patrimonio storico e della sua diffusione fra i cittadini.

Coinvolgere il pubblico

La progettazione e la realizzazione di nuove esperienze di fruizione risponde a una duplice esigenza: da un parte quella dei ricercatori e dall’altra del pubblico di non esperti.

Per accademici, studiosi, ricercatori, storici, il beneficio riguarda la consultazione di vere e proprie collezioni digitali attraverso pc o smartphone. Si tratta di documenti condivisibili in tempo reale per un confronto con altri studiosi. Allo stesso tempo l’adozione di nuove modalità di trasmissione e fruizione consente di allargare il bacino di fruitori. Non solo esperti, ma anche comuni cittadini.

Cambia quindi il modo di pensare all’utilizzo degli archivi, come patrimonio collettivo, un terreno di studio, ricerca e interazione allo stesso tempo, in cui sia data la possibilità all’utente di ricercare il filo logico e storico che lega documenti diversi, seguire percorsi in grado di delineare tematiche specifiche e confrontare epoche diverse.

 

Una grande opportunità

Chi gestisce gli archivi ha la possibilità di raccontare il materiale digitalizzato, ideare percorsi e stanze della memoria ma soprattutto favorire un contatto diretto con gli utenti.

Si tratta di una grande opportunità, quindi l’occasione di liberare gli archivi da vincoli fisici e geografici, per realizzare edifici virtuali, privi di barriere, dove la storia in formato digitale possa essere raccontata e condivisa.

 

 

 

 

Scopri di più su The Shifters

Maria Chiara Di Guardo – Prorettore all’innovazione e al territorio, Micaela Morelli - Prorettore alla ricerca e Roberta Vanni – Direttore del CESAR raccontano le dinamiche che hanno condotto alla realizzazione di un progetto crossmediale sulla terza missione dell’Università degli Studi di Cagliari.

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