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Paolo Sanjust
Il riuso degli spazi pubblici inutilizzati: in che modo vecchie strutture si trasformano per soddisfare bisogni sociali emergenti
Per questo è richiesto un intervento sul territorio che coinvolga più policy makers. Fra questi, le amministrazioni pubbliche, i cittadini e professionisti del settore, con l’obiettivo di mettere in atto strategie di recupero sociale del patrimonio immobiliare non utilizzato, da considerarsi come bene per l’intera comunità.
Il cuore del problema, quindi, riguarda il restauro del moderno e la necessità di confrontarsi con la conservazione delle architetture contemporanee. Ma inoltre concerne un nuovo modo di pensare alle relazioni rinnovate tra edificio, il sito in cui si trova e il contesto in cui è inserito – quindi, la città, l’ambiente. Da questo dialogo possono prendere vita nuove strutture rivisitate, restaurate secondo le esigenze sociali emergenti. Abbiamo discusso di queste nuove potenzialità architettoniche con Paolo Sanjust, docente dell’Università degli Studi di Cagliari.
Alla scoperta del patrimonio culturale italiano
L’Italia vanta il maggior numero di beni culturali al mondo. Eppure, secondo le stime dell’Agenzia del Demanio, molti di questi edifici appartenenti al patrimonio pubblico non sono utilizzati, perché cadenti, in rovina o in costruzione. Vengono annoverati edifici storici, alla base dell’identità delle città. E inoltre figurano fabbricati, soprattutto nelle periferie urbane.
In entrambi i casi individuare interventi di rigenerazione ad hoc, quindi tagliati su misura, in base alle esigenze del territorio, significherebbe orientarsi a una strategia di rinnovamento sociale, culturale ed economico, oltre che architettonico e strutturale.
Per questo, gli interventi sull’architettura contemporanea (e sulle periferie urbane) necessitano di nuovi programmi e strategie di azione. Ma soprattutto di nuovi criteri e nuovi approcci al problema. Innanzitutto attraverso il monitoraggio del territorio, e poi l’analisi dei bisogni e non da ultimo e l’ascolto delle aspettative di chi abita quei luoghi.
La questione del riuso
L’obiettivo è rivitalizzare tanti beni comuni e progettare altre destinazioni d’uso per spazi che oggi non vantano alcuna funzione specifica, perché non abbandonati o non destinati ad uno scopo utile per la comunità. A muovere verso il riutilizzo potrebbe essere l’intenzione di attribuire un’utilità ulteriore al bene in questione, dal punto di vista sociale, culturale, artistico oppure educativo, sportivo o turistico.
Questo approccio del riuso nella contemporaneità, tramite l’avvio di progetti di restauro tagliati su misura, mette al centro l’individuo nel dialogo con gli spazi abbandonati. È così che questi ultimi possono ridivenire luoghi nel vero senso del termine, perché vissuti e partecipati dalla collettività che nel beneficia nel proprio interesse.
Rigenerazione urbana
Si tratta di una questione prioritaria che ruota attorno al tema della riqualificazione degli spazi pubblici. L’intento è quello di riqualificare le infrastrutture, ponendo l’accento sui risvolti sociali, economici ed ambientali. Infatti, la rigenerazione urbana ha il merito di rafforzare le reti territoriali già esistenti – senza edificare su altri territori – e dunque potenziare in quelle porzioni di città servizi e luoghi di incontro. La riqualificazione degli spazi pubblici inutilizzati porta a una maggiore coesione sociale, favorisce il senso di appartenenza. E dunque non si limita alla sola, per quanto importante, riqualificazione urbanistica. Ma prende in carico risvolti degni di nota, che hanno a che vedere con un’inversione di rotta sociale, economica e ambientale come già sottolineato. E per questo rappresenta un’importante opportunità per rigenerare i centri urbani interessati.
Esperienze di riuso temporaneo
Fra le varie possibilità messe a disposizione dall’Agenzia del Demanio figura il riuso temporaneo di spazi e strutture abbandonati, aprendo gli spazi della comunità ai singoli, innescando processi di rigenerazione, nel breve e lungo termine.
È il caso di centri e strutture mai aperte o presto dismesse. Si tratta di strutture che potrebbero costituire una risorsa differente per il territorio. Ad esempio, potrebbero figurare come poli attrattivi nel tessuto urbano delle periferie, apportando ricchezza e servizi.
Non è un caso quindi che siano in corso numerosi progetti di mappatura di beni non utilizzati, per attirare l’attenzione di possibili investitori interessati alla gestione temporanea del luogo.
In questo modo si intende riqualificare il patrimonio edilizio, valorizzare le qualità economiche, sociali e urbanistiche. Ma inoltre sottrarre gli stabili ad atti di vandalismo e contenere il consumo di suolo. E allo stesso tempo sostenere le iniziative di spazi autogestiti e promossi dalle comunità locali.
Soluzioni innovative
La rigenerazione urbana è quindi una delle azioni principali incoraggiate dall’Agenzia del Demanio, che con il riuso temporaneo vuole stimolare l’attivazione di processi di riuso capaci di creare valore sia direttamente sull’immobile che su tutto il contesto circostante.
I beni dello Stato possono ospitare funzioni diverse da quelle precedenti o da quelle future già programmate, per periodi circoscritti. Possono quindi divenire strumenti innovativi che puntano a massimizzare il valore degli immobili, aprendo le porte a nuovi utilizzi e scenari di sviluppo.
Si tratta generalmente di iniziative coinvolgenti e d’impatto per tutta la città, vetrine promozionali che possono mettere a fuoco le potenzialità, a volte non evidenti, di beni di grande valore ed attrarre investitori dal mercato privato.
L’obiettivo è quello di ammortizzare i costi, minimizzare i rischi legati all’inutilizzo prolungato dei beni, arricchire il tessuto urbano di nuove iniziative e proporre ai cittadini e all’opinione pubblica un utilizzo alternativo e trasversale degli spazi pubblici.
OpenDemanio, per restare sempre connessi e aggiornati
L’Agenzia del Demanio mette a disposizione dati importanti sul valore, la geocalizzazione, lo stato di avanzamento dei lavori di restauro e molto altro in riferimento ai beni immobiliari demaniali. Il portale OpenDemanio è uno strumento messo a disposizione di tutti i cittadini, associazioni, enti territoriali e imprenditori. In altre parole una vetrina online sul patrimonio immobiliare pubblico gestito dall’Agenzia del Demanio, pensata per promuovere progetti di investimento, recupero e riuso, con dati costantemente aggiornati e relativi a tutte le regioni di Italia.
La piattaforma consente di conoscere la distribuzione territoriale degli immobili e il loro valore. È possibile inoltre visualizzare la posizione degli immobili attraverso geolocalizzazione e posizionamento tramite Google StreetView. E infatti tutti i fabbricati sono corredati di scheda informativa con le caratteristiche principali come indirizzo, superficie e categoria di appartenenza
I dati sul patrimonio immobiliare dello Stato, inoltre, sono disponibili in formato trasparente e aperto, pronti per essere scaricati e usati per realizzare ricerche e approfondimenti.
La valorizzazione degli immobili pubblici è una delle principali attività svolte dall’Agenzia del Demanio. Grazie a schede informative approfondite è possibile conoscere gli immobili e i soggetti coinvolti nei percorsi, la natura delle diverse iniziative e il loro stato di avanzamento.
E infine la piattaforma divulga le iniziative di progetti importanti come il progetto Valore Paese Fari, con cui l’Agenzia del Demanio intende creare una rete per la trasformazione degli edifici costieri italiani in un’opportunità di sviluppo per i territori che li ospitano. E anche il progetto Valore Paese Cammini e Percorsi promosso da MIBACT e MIT, che punta alla riqualificazione e al riuso di immobili pubblici situati lungo percorsi ciclopedonali e itinerari storico-religiosi. In questa sezione sono geolocalizzati i beni protagonisti dell’iniziativa, che con un progetto di recupero, potranno essere a disposizione per camminatori, pellegrini, ciclisti e turisti.
Prospettive e nuove figure professionali
La pratica del riuso temporaneo di spazi in abbandono e sottoutilizzati rappresenta un’occasione importante per lo sviluppo di nuove competenze e nuovi tipi di professioni, nel mondo della cultura ed associazionismo, nel mondo delle start-up, dell’artigianato e piccola impresa, dell’accoglienza temporanea per studenti e turismo low cost, con contratti ad uso temporaneo a canone calmierato.
Una nuova figura lavorativa, l’agente del riuso, si occupa di individuare i luoghi in abbandono edefinisce un programma di riuso degli spazi in abbandono o sottoutilizzo.
Un’altra figura professionale è quella dell’attivatore e gestore di riuso, in grado di stilare un businessplan e verificare la sostenibilità del progetto, e mediare tra proprietà e nuovi utenti, tra vecchi e nuovi abitanti di un contesto. L’obbiettivo è conciliare la valorizzazione della storia dei luoghi con l’introduzione di nuovi significati, valori, modi d’uso ed economie informali.
E ancora il cooperante del riuso, event planner specializzato nel creare eventi e performance nello spazio pubblico o in spazi abbandonati, oppure architetto dell’autocostruzione che persegue l’obiettivo del riuso, del riciclo, della realizzabilità di progetti con materiali e competenze locali.
Infine, il tecnico comunale del riuso, una figura professionale a supporto di “Sportelli comunali per il riuso temporaneo” che accompagna l’utente nel percorso di ricerca dell’immobile, nella ricerca del giusto progetto e di possibili finanziamenti statali, regionali, comunali al progetto.
Ultime considerazioni
È in corso una nuova stagione di politiche di rigenerazione urbana, caratterizzate da un radicale cambiamento degli ambienti e delle esigenze manifestate da chi li abita.
L’ambizione è quella di aprire ad un campo di ricerca che dovrà alimentarsi in futuro di ulteriori contributi e sviluppi. Per questo sarà importante mettere a disposizione ulteriori strumenti a disposizione dei policy makers per individuare i territori più bisognosi di interventi di rigenerazione orientati alla rivitalizzazione sociale, culturale ed economica.
L’auspicio è che da una parte si solleciti l’ampliamento della rete di soggetti e istituzioni coinvolte nell’aggiornamento e nella condivisione delle informazioni sull’uso del territorio e dall’altra si stimolino le iniziative di rigenerazione
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Maria Chiara Di Guardo – Prorettore all’innovazione e al territorio, Micaela Morelli - Prorettore alla ricerca e Roberta Vanni – Direttore del CESAR raccontano le dinamiche che hanno condotto alla realizzazione di un progetto crossmediale sulla terza missione dell’Università degli Studi di Cagliari.
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