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Michela Floris

La scena di un ulteriore contrasto in seguito alla nottata che Lorenzo trascorre all’esterno per evocare la pioggia in base a quanto appreso sui libri.

Le imprese familiari hanno molto da insegnare.

Le imprese familiari rappresentano il 90% circa dei modelli imprenditoriali diffusi sul territorio globale e, pertanto, rappresentano la spina dorsale dell’economia. L’Italia, in particolar modo, vanta esempi virtuosi e importanti di piccole aziende di famiglia che nel tempo sono diventate imprese affermate a livello nazionale e internazionale. Secondo l’Economist, in un report pubblicato nel 2015, le piccole e medie imprese sono il vero cuore dell’economia: negozi di alimentari, botteghe di artigianato, aziende agricole, attività turistiche e così via; diverse per vocazione o per settore ma tutte accomunate dalla gestione familiare e dai valori che di questa sono alla base.

In un’epoca di crisi economica, dove le grandi imprese faticano a reggersi sulle proprie gambe, affossate dai debiti contratti con le banche, le piccole imprese familiari sono esempi virtuosi, esempi da seguire, a cui dovrebbero guardare soprattutto le imprese di grandi dimensioni, oggi in difficoltà. Allora cosa abbiamo da imparare dal modello del business family?

Il guadagno sì, ma con lungimiranza.

Un conto è possedere. Un altro è conservare. Non basta essere proprietari di un’azienda. Bisogna esserlo pensando al suo futuro, alla sopravvivenza dell’impresa a lungo termine, quindi al suo valore nel tempo, ai guadagni di oggi e domani soprattutto. Così le piccole aziende si curano delle fondamenta salde e solide di un business lungimirante, che guarda oltre, perché focalizzato sull’aspetto redditizio immediato, certo, ma anche sulla longevità del sistema economico familiare che nel caso delle piccole e medie aziende fa leva sulla successione parentale, il passaggio di testimone generazionale che ne assicura la sopravvivenza nel tempo. Ciò che conta è la resilienza, più del risultato.

Per ogni impresa, una storia distintiva.

A chiudere il cerchio c’è un ulteriore aspetto. Le piccole e medie aziende hanno un marchio di fabbrica. Si caratterizzano per i valori, per le peculiarità di un prodotto, per le particolarità nella gestione dell’azienda, per il messaggio unico e distintivo con cui veicolano la storia imprenditoriale propria di quella famiglia. È la storia di un’eredità, dei valori, della cultura di impresa sviluppata nel corso del tempo. Sono i saperi e le competenze di un gruppo di lavoro efficiente, collaborativo, dinamico, in grado di raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissi grazie a quei valori vecchio stile: la fiducia, la parsimonia, la gestione oculata delle risorse, e la pazienza infine, l’attesa vigile dei segnali di cambiamento, del miglioramento a cui può ambire un’attività grazie al sacrificio, alla sfida, al coraggio e all’impegno.

Dalla realtà alla fiction: il passaggio generazionale raccontato attraverso The Shifters.

The Shifters diventa un pretesto per parlare anche di passaggio generazionale nelle piccole e medie imprese. Non è l’unica ricerca celata fra le immagini del cortometraggio. Le ricerche dell’Ateneo hanno dato spunto su più fronti, dalla sceneggiatura alla scenografia, e questa al pari delle altre è stata una fra quelle che hanno determinato il rapporto che lega i personaggi.

Bruno e Lorenzo incarnano nella loro semplice quotidianità le complesse dinamiche del passaggio generazionale.
Lorenzo è la metafora delle nuove generazioni, aiuta il nonno nelle attività di impresa ma sogna un mondo nuovo che non ha mai visto. Il nonno, invece, è una persona anziana e autorevole, con grande esperienza, rappresenta la figura del fondatore dell’impresa. La dialettica fra le parti è forte. Le idee si contrappongono, entrano in contrasto fino alla rottura, al litigio, ma poi tendono a ricongiungersi. La vecchia generazione sa che prima o poi dovrà cedere il testimone alla nuova. Il conflitto è destinato a risolversi perché è comune la meta da raggiungere: quella della crescita e dello sviluppo dell’impresa.

Scopri di più su The Shifters

Maria Chiara Di Guardo – Prorettore all’innovazione e al territorio, Micaela Morelli - Prorettore alla ricerca e Roberta Vanni – Direttore del CESAR raccontano le dinamiche che hanno condotto alla realizzazione di un progetto crossmediale sulla terza missione dell’Università degli Studi di Cagliari.

Guarda il trailer di progetto

C'è sempre qualcosa di affascinante dietro al cambiamento. Un percorso a ostacoli che parla del nostro futuro. Raccontarlo al mondo è la nostra missione.

The Shifters

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