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TIZIANA PIVETTA
Nuove vie nella cura dei tumori: fra terapia e prevenzione
Il racconto di The Shifters è quindi organico. E a proposito di salute e benessere, in questa sede, declineremo un aspetto particolare delle ricerche trattate dall’Ateneo di Cagliari. Il dibattito di questa settimana riguarda la progettazione di terapie antitumorali. Ne abbiamo parlato con Tiziana Pivetta, docente dell’Università degli Studi di Cagliari.
I tumori maligni infatti continuano ad essere tra le prime cause di morte – in Italia in particolare la seconda. Sono responsabili del deterioramento della qualità della vita, con un’incidenza che aumenta con l’età.
Per alcuni tumori la mortalità si è ridotta drasticamente. Ma nonostante questo rimane il bisogno di trovare nuove terapie più efficaci e specifiche.
Perché si sviluppa un tumore
Alla base dello sviluppo di tutti i tumori c’è la crescita incontrollata delle loro cellule. I sistemi che nelle cellule normali regolano la capacità di proliferare o sopravvivere, nei tumori, invece, sono alterati.
Nei tessuti sani le cellule si riproducono dividendosi per soddisfare le varie necessità dell’organismo. E quindi per favorire i processi di crescita, per sostituire le cellule morte o danneggiate. Questo processo si arresta una volta soddisfatta l’esigenza.
Ma nei tumori avviene qualcosa che genera un’alterazione delle comunicazioni fra una cellula e l’altra. Il risultato è una vera e propria anarchia. Le cellule hanno uno sviluppo incontrollato. E anche se danneggiate non vanno più incontro ad una morte programmata. Si sommano le alterazioni genetiche e infine queste mutazioni alterano i meccanismi di controllo. In alcuni casi le cause sono ereditarie. Ma in altri invece sono dovute a fattori esterni, ambientali. O semplicemente al caso che si realizza nella combinazione fra predisposizione genetica e ambiente esterno.
Identificare i punti in cui queste vie di “comunicazione” sono alterate permette di studiare un modo per agire specificamente sulle cellule tumorali con dei farmaci che vengono chiamati “a bersaglio molecolare”. Numerosi farmaci di questo tipo sono entrati nella terapia di tumori e leucemie e molti altri sono in sviluppo per aumentare l’efficacia delle terapie e ridurre gli effetti indesiderati.
Tipologie
I tumori, dunque, sfuggono ai meccanismi che mantengono l’equilibrio dei diversi organi. Le tipologie sono innumerevoli e interessano qualunque tessuto. Possono essere benigni o maligni in base alla capacità di aggredire le strutture circostanti o addirittura organi più distanti, tramite metastasi. Neoplasie è il termine tecnico-scientifico per indicarli. Include sia i tumori degli organi del corpo, ma anche i tumori delle cellule del sangue, come i linfomi e le leucemie. Nell’insorgenza delle patologie, in alcuni casi ad essere più esposto è il genere maschile, mentre in altre circostanze quello femminile. E anche rispetto alla risposta farmacologia durante la cura è possibile ravvisare alcune differenze in base ai vari generi.
Prevenzione e fattori di rischio
Fatta eccezione per alcune rare forme ereditarie, l’insorgenza del cancro non può essere ricondotta ad un’unica motivazione. L’origine dei tumori, e quindi il rischio individuale di ammalarsi, è multifattoriale. Alcuni fattori sono immodificabili come il corredo genetico che in ogni caso può essere studiato per individuare eventuali fattori di predisposizione. Invece su altri fattori come dieta, alcol, esercizio fisico è possibile intervenire per ridurre il rischio di andare incontro alla malattia. Basti pensare che un terzo delle morti per cancro si potrebbe scongiurare abolendo l’uso di tutti i prodotti a base di tabacco, e con una dieta equilibrata, accompagnata da una regolare attività fisica. La prevenzione è quindi fondamentale, per ridurre il rischio di sviluppare la malattia tumorale.
L’invecchiamento è uno dei più importanti fattori di rischio nello sviluppo dei tumori. Diverse forme di patologie tumorali possono presentarsi a qualunque età. Ma è innegabile che il numero di persone in età avanzata affette da tumore sia in aumento.
Un altro elemento rilevante riguarda la familiarità. Con i geni non si trasmette la malattia. Tuttavia è maggiore la predisposizione allo sviluppo della patologia. Infatti, il gene mutato potrebbe essere ereditato. Ma questa non sarebbe la condizione necessaria perché il tumore si manifesti. Il suo sviluppo invece sarebbe determinato dalla somma di questo e altri “errori di comunicazione” fra una cellula e l’altra.
Nella stessa misura, anche le abitudini quotidiane non sono causa diretta di patologie tumorali. E per questo vengono definiti fattori di rischio a cui si lega la probabilità dell’insorgenza (e non la sua assoluta certezza).
Fra questi stili di vita il più importante è senza dubbio il fumo di tabacco. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità al fumo di tabacco è da attribuirsi un terzo delle morti per cancro e il 15 % circa di tutti i decessi che avvengono per qualunque causa di morte.
E in particolare in base alle stime riportate dall’International Agency for Research on Cancer (IARC), l’agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro, la sigaretta è implicata nello sviluppo dei tumori alla laringe, della cavità orale, dell’esofago, della vescica, dei reni sono attribuibili alla sigaretta, così come nella genesi di altri tumori – fra questi quello del seno a quello del colon, dal tumore del pancreas a quello dello stomaco.
Anche l’esposizione eccessiva ai raggi solari predispone al rischio di vari tumori della pelle. Le scottature, in particolare, incrementano la probabilità di sviluppare il melanoma, fra tutte le tipologie di neoplasie, una delle più aggressive.
Allo stesso modo le sostanze alcoliche, se consumate in eccesso, possono essere annoverate fra le concause del cancro. È lungo l’elenco dei tumori il cui rischio può aumentare se si eccede con il consumo di alcolici, secondo l’AIRC: tumore alla bocca, all’esofago, a laringe e faringe, al fegato, al colon e al seno.
L’alcol, ad esempio, può danneggiare alcuni tessuti come quelli della bocca o del fegato. Può accadere durante i processi di riparazione. Qualora si verificassero degli errori, allora alcune cellule potrebbero diventare cancerogene. E ancora, interagendo con il fumo, potrebbe potenziarne gli effetti nocivi. Oppure potrebbe ridurre la capacità protettiva di alcuni nutrienti.
Oltre a quel che si versa nel bicchiere, anche la quantità e qualità del cibo può incidere nell’aumento o riduzione del rischio di sviluppo di un tumore. In particolare, la quantità ha la sua importanza perché alla base dell’obesità. Il sovrappeso e l’obesità sono strettamente connessi al cancro al colon, al seno, all’endometrio e alla cistifellea. È parte in causa anche la sedentarietà, che tuttavia può favorire lo sviluppo di alcuni tumori perfino nelle persone normopeso.
Ci sono altri fattori ambientali che possono favorire la comparsa della malattia. Alcuni presenti in natura, come certi minerali o agenti infettivi. Altri o prodotti chimici cui possono essere maggiormente esposte alcune categorie di lavoratori, altri ancora sono agenti fisici come le radiazioni ionizzanti. Senza dimenticare gli agenti chimici (benzene, diossine, pesticidi, cloruro di vinile) e altre sostanze potenzialmente cancerogene come arsenico, berillio, cadmio, cromo, piombo e nichel.
Nuove frontiere terapeutiche
La terapia mira a bloccare la proliferazione tumorale e previene le recidive. Negli ultimi anni sono stati sviluppati alcuni farmaci di frontiera che hanno come specifico bersaglio le cellule tumorali. E operano appunto a partire dall’individuazione di quelle alterazioni molecolari.
Gli anticorpi monoclonali
Sono prodotti sintetici ottenuti in laboratorio che si ispirano alla struttura di quelli prodotti naturalmente nel nostro organismo dai linfociti B, quando incontrano ad esempio un agente infettivo che esponga sulla sua superficie una sostanza a cui sono reattivi, in genere una piccola porzione di una proteina, denominata antigene.
Alcuni anticorpi utilizzati nelle terapie oncologiche sono diretti contro antigeni di membrana caratteristici della cellula tumorale. Altri anticorpi sono invece diretti contro molecole di superficie interessate nella regolazione della risposta immune, i cosiddetti checkpoint immunitari, tra cui il PD-1, espresso dai linfociti T.
Il caso del melanoma in particolare ha ottenuto un notevole successo terapeutico, grazie alla sollecitazione dell’attività dei linfociti T indispensabili nel processo di soppressione delle cellule tumorali.
Ad oggi sono stati sviluppati molti anticorpi in grado di inibire i checkpoint immunitari e di sbloccare quindi la risposta immune antitumorale. E alcuni di questi sono entrati nella pratica clinica per il melanoma, i tumori del polmone, del rene. Altri invece sono attualmente oggetto di sperimentazione clinica in molti altri tipi di tumore.
Nanomedicina
La nanotecnologia è una delle nuove frontiere. Progetta e realizza strutture su scala dimensionale nanometrica (nanomateriali). I nanomateriali sono caratterizzati non soltanto da dimensioni inferiori alle macroscopiche. Ma hanno inoltre proprietà particolari che rendono questi materiali idonei al miglioramento dell’efficienza terapeutica dei farmaci e inoltre le potenzialità diagnostiche delle tecniche d’imaging in termini di specificità d’azione, sensibilità e limitazione degli effetti avversi.
I materiali nanotecnologici, quindi, sono disegnati per promuovere il trasporto di agenti diagnostici o terapeutici attraverso le barriere biologiche e raggiungere in modo selettivo i bersagli specifici. Alcuni nanomateriali vengono impiegati nei protocolli clinici. Altri sono ancora in studi di fase preclinica e clinica. molti altri sono ancora oggetto di ricerca sperimentale.
Ultime considerazioni in base alle stime
Nell’ultimo decennio è aumentato il numero di donne e uomini che sopravvivono alla diagnosi di tumore. Anche il tasso di guarigioni è incoraggiante. E sempre più persone tornano ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. I dati testimoniano la centralità della prevenzione, quindi l’efficacia dei programmi di screening e la necessità di adottare stili di vita corretti. In questo negli anni a venire continuerà ad essere strategico investire nella prevenzione e ricerca, per supportare la comunità scientifica nella lotta contro il cancro, nel pieno rispetto dell’articolo 32 della Costituzione che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
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Maria Chiara Di Guardo – Prorettore all’innovazione e al territorio, Micaela Morelli - Prorettore alla ricerca e Roberta Vanni – Direttore del CESAR raccontano le dinamiche che hanno condotto alla realizzazione di un progetto crossmediale sulla terza missione dell’Università degli Studi di Cagliari.
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