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Simone Ferrari

Una delle scene più suggestive, quasi apocalittiche del racconto.

La città: edifici, microclimatica e inquinamento.

Ogni città ha le sue peculiarità storiche e architettoniche, ma non è solo una questione di stile. Queste rendono uniche intere regioni e raccontano il passato, i rapporti di potere, il modo in cui le società si sono evolute. Ma palazzi, edifici e agglomerati cittadini, moderni e meno recenti, dicono molto non solo dell’importanza stilistica e storica dei centri urbani, ma sono anche un segnale dello stato di salute delle città. Dalla loro forma, struttura, dai materiali che compongono gli edifici e dalla loro distribuzione sul territorio dipendono due fenomeni: l’aumento delle temperature e l’inquinamento degli agglomerati cittadini.

Le città, isole di calore.

C’è una linea invisibile che separa il centro dalle periferie, le città dalle campagne, i luoghi abitati da quelli isolati. Si avverte soprattutto d’estate. A cambiare in maniera evidente non è solo il paesaggio, ma si modifica anche la temperatura: le città sono più calde delle campagne, anche se a separarle sono pochi chilometri. Gli agglomerati urbani, infatti, rispetto agli ambienti circostanti meno popolati, sono caratterizzati da una microclimatica particolare. Il fenomeno che gli esperti definiscono come isola di calore e che causa nelle città rispetto alle campagne un aumento di temperatura di 5 o 6 gradi. Le forme degli edifici, la loro distribuzione e la densità sono fra le cause. Ma vanno annoverate anche la diffusa cementificazione, le superfici asfaltate che prevalgono rispetto alle aree verdi. A sommarsi a tutto questo, ci sono le emissioni inquinanti dei veicoli, l’inquinamento derivante dai sistemi di riscaldamento e di aria condizionata utilizzati nelle abitazioni.

L’inquinamento nelle città.

La popolazione mondiale è in costante crescita. I fenomeni migratori vedono uno spostamento frequente delle persone dalle campagne alle città; le famiglie migrano alla ricerca di migliori condizioni lavorative e di vita, attratti dalle possibilità e dai servizi offerti dal contesto cittadino. Per via di questo trend le città sono diventate più grandi, il numero delle zone edificabili è cresciuto. Una tipologia edilizia che fa fronte a questo aumento demografico è alla base del fenomeno dell’inquinamento nelle città. Gli inquinanti diffusi nell’aria, infatti, rimangono intrappolati fra gli edifici, la densità di queste strutture, unita alla loro forma, modifica i flussi d’aria, ne impedisce il ricircolo. Così la mancanza di ventilazione ostacola la diluizione degli inquinanti nell’aria che quindi rimangono intrappolati all’interno delle città, fra palazzi ed edifici.

Come evitare la sesta estinzione di massa.

L’ha dichiarato l’ONU nel 2019, l’uomo potrebbe essere la causa della sesta estinzione di massa. Queste previsioni si avverano nella prima puntata della web serie. Le città, ormai sature, sono ambienti inospitali per l’uomo del futuro. Per questa ragione, i protagonisti della storia sono costretti a fare rientro nelle campagne dove l’inquinamento consente ancora la sopravvivenza seppure in condizioni critiche.

Il racconto apocalittico estremizza le conseguenze di quello che potrebbe accadere e lancia un monito. La responsabilità del cambiamento è nelle mani dell’uomo, grazie alla sua capacità di ragionamento, grazie a un processo di consapevolezza raggiungibile tramite lo studio e l’informazione. È il compito che la società, in altre parole, affida alle future generazioni di architetti e ingegneri. Abitare in città vorrà dire rispettare gli equilibri dell’ambiente, sfruttare le conoscenze sullo studio dei flussi d’aria, per costruire città che siano a dimensione d’uomo e della natura che lo ospita.

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Maria Chiara Di Guardo – Prorettore all’innovazione e al territorio, Micaela Morelli - Prorettore alla ricerca e Roberta Vanni – Direttore del CESAR raccontano le dinamiche che hanno condotto alla realizzazione di un progetto crossmediale sulla terza missione dell’Università degli Studi di Cagliari.

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